Cimeli e opere d'arte
Busto di Galileo Galilei
PIANO TERRA
Il busto in gesso, dipinto in avorio a imitazione del marmo, è una delle numerose opere di soggetto galileiano firmate dallo scultore Aristodemo Costoli e risale al biennio 1840-1842. La sua origine è probabilmente legata alla statua commissionata al Costoli per la Tribuna di Galileo in occasione del terzo congresso degli scienziati italiani.
Dito medio della mano destra
SALA VII
Questo reperto è un esempio caratteristico della celebrazione di Galileo come eroe e martire della scienza. Il dito fu prelevato dai resti mortali di Galileo nel 1737, in occasione della traslazione della salma nel sepolcro monumentale eretto nella Basilica di S. Croce per iniziativa di Vincenzo Viviani. Alcuni anni dopo fu esposto nella Biblioteca Laurenziana e, nel 1841, fu trasferito a Palazzo Torrigiani nella Tribuna di Galileo, appena inaugurata nell’Imperiale e Regio Museo di Fisica e Storia Naturale. Sulla base di marmo è scolpita un’iscrizione celebrativa di Tommaso Perelli.
Lente obiettiva
SALA VII
Lente obiettiva del cannocchiale col quale Galileo compì numerose osservazioni tra il 1609 e il 1610. Egli osservò per primo, nel 1610, i satelliti di Giove, che battezzò "Pianeti Medicei". La grande scoperta fu annunciata nel Sidereus Nuncius, pubblicato a Venezia in quello stesso anno. La lente del cannocchiale col quale fu compiuta la scoperta fu donata da Galileo al Granduca Cosimo II.
Nel 1677 i Medici commissionarono a Vittorio Crosten la cornice montata su ebano, nella quale la lente è inserita.
Busto di Galileo Galilei
SALA VII
Risale al 1674 la commissione di quest'opera notevole da parte di Cosimo III a Carlo Marcellini, attivo nell'Accademia di Scultura di Palazzo Madama a Roma. Lo scultore raffigura Galileo con la testa leggermente ruotata verso destra rispetto all'asse centrale del busto. Sotto l'increspatura del mantello, la mano destra serra al petto due degli strumenti che maggiormente avevano contribuito alla gloria di Galileo: il compasso e il cannocchiale.
Galileo e Viviani
SALA VII
Il dipinto, opera di Tito Lessi, presenta Galileo anziano con Vincenzo Viviani. Quest'ultimo assisté il Maestro dal 1639 fino alla morte (1642), confinato, dopo la condanna del 1633, nella villa Il Gioiello ad Arcetri.
Galileo e Milton
SALA VII
Il dipinto, opera di Annibale Gatti, raffigura il presunto incontro del poeta John Milton con Galileo confinato nella villa Il Gioiello ad Arcetri, dove lo scienziato trascorse gli ultimi anni della propria esistenza dopo la condanna del 1633.
Medaglia di Galileo
DEPOSITO
La medaglia, datata 1680 circa e realizzata da Giovan Battista Foggini su commissione di Vincenzo Viviani, riproduce sul diritto il profilo netto di Galileo caratterizzato da ciocche di capelli ondulati e la barba leggermente squadrata, vestito con un mantello drappeggiato finemente lavorato.
Viene poi riportata nella troncatura del braccio di Galileo l’indicazione dell’età dello scienziato, 50 anni («AETAT L») e il riferimento all’Accademia dei Lincei («GALILEVS LYNCEVS»).
Il rovescio della medaglia diventa un piccolo compendio visivo degli studi e delle scoperte galileiane, accompagnate da un celebre verso delle Metamorfosi di Ovidio («NATURAMQUE NOVAT»), dove è possibile riconoscere un cannone dal quale esce un proiettile che descrive una linea parabolica, una colonna spezzata su due supporti a piramide insieme ad un compasso e un pendolo.
Inoltre si possono facilmente identificare un telescopio, un faro, una nave in alto mare così come il Sole che tramonta con intorno le fasi lunari, oltre a riconoscere il pianeta di Giove con le orbite dei suoi satelliti, la Luna crescente e una cometa.